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Stradivari, Antònio.

Liutaio italiano. Formatosi nella bottega di N. Amati a Cremona, aprì nella stessa città un proprio laboratorio (1680), luogo di apprendistato di valenti liutai come C. Bergonzi, forse A. Gagliano, F. Gobbetti, L. Guadagnini, oltre che dei figli di Antonio, Francesco (Cremona 1671-1743) e Omobono (Cremona 1679-1742). La fama del liutaio, già consolidata in vita, si accrebbe dopo la sua morte in tutta Europa. In oltre 75 anni di lavoro, S. costruì, a quanto si calcola, più di 1.100 tra violini e viole, dei quali più della metà sono tuttora esistenti, e almeno 80 violoncelli, oltre ad archi, chitarre e strumenti di forma varia, tranne contrabbassi. Fino alla morte di Amati (1684), S. costruì violini impostati secondo le misure e la tecnica usate dal suo maestro (violini amatizzati), anche se già in tale periodo cominciò a tentare nuove strade, realizzando uno strumento con il fondo ricavato da un solo pezzo anziché due. Infine, una volta libero dai condizionamenti del maestro, poté sperimentare soluzioni del tutto innovative, per migliorare sia il suono sia l'aspetto estetico degli strumenti ad arco, perfezionando i rapporti dimensionali delle parti, curando la preparazione del legno (quasi sempre acero) e studiando il dosaggio dei vari componenti della vernice. Nel decennio 1690-1700 apparve un violino dal suono pieno e grave, detto S. lungo per la cassa più lunga rispetto al passato e con il ponte meno arrotondato. I violini del periodo cosiddetto aureo (1700-25) si distinguono per il suono brillante e intenso e per le caratteristiche costruttive (circa 36 cm di lunghezza, il particolare taglio delle esse, il fondo a due pezzi, una vernice di colore tra l'arancione e il bruno rossastro, con riflessi ambrati). I violini costruiti da S. e tuttora conservati portano nomi di fantasia o derivati dai loro proprietari, onde distinguerli l'uno dall'altro: il Viotti, il Messia, il Kreutzer, ecc. I violoncelli sono paragonabili ai violini per perfezione di resa acustica; tra questi, il Cristiani (1700), il Duport (1711), il Piatti (1720). Per questi strumenti, S. introdusse l'innovazione, rimasta definitiva, di ridurre la lunghezza da 79,7 a 75 cm. Meno pregevoli e poco numerose le viole; le più famose sono la Macdonald (1701) e l'esemplare posseduto da N. Paganini (1731) (Cremona 1643-1737).